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FOLKLORE E MAGIA PER LA FESTA DI SAN ROCCO

Il 16 agosto, giorno di S. Rocco, a S. Paolo Albanese si è testimoni di un rituale antico quanto è antica la cultura greca. In un sincretismo insolito e incompleto, la statua del santo di Montpellier viene preceduta da un tronetto votivo composto da spighe e ornato di nastri e fiori. L'himunea simboleggia la cultura e la tecnologia legata alla coltivazione del grano e in quel giorno è oggetto di un culto che oltre a rappresentare la fine di un ciclo stagionale, è anche la riappropriazione di una conoscenza del mondo agricolo di una tecnica che garantisce la sopravvivenza della comunità stessa. E così il mito si rinnova nel rito.
Sia per propiziarsi il favore delle forze della natura sia per rinnovare e trasmettere la tecnologia, seppure rudimentale, capace di garantire il raccolto.
Il tronetto di spighe è preceduto da mietitori che mimano la mietitura in una danza che è allo stesso tempo rituale di esorcismo delle forze avverse della natura e rappresentazione didattica di movimento efficace per mietere il frutto.
La partecipazione corale della comunità rafforza e sancisce i significati dell'himunea e del culto alle forze che generano le spighe, al pari del culto per S. Rocco, dio cristiano che rafforza il suo potere taumaturgico per gli animi e l'uomo e ne consente la sopravvivenza. De Martino ha ben descritto, nei suoi lavori antropologici la valenza della sopravvivenza dei miti e dei riti che noi troppo superficialmente definiamo superstizione.
Siamo testimoni il giorno 16 agosto a S. Paolo, di un mito antichissimo che non ho dubbi nel farlo risalire al culto di Demetra, al ratto della figlia Kore. Il Carro di Demetra è il tronetto che, come il capo della dea, è decorato di spighe. Così come il ratto di Kore, nella comunità arbereshe, è simboleggiato dalla spoliazione delle spine alla fine del rito. Il ciclo vitale si riapre con la propiziazione e la riapproprazione della tecnica e del seme.
Siamo dinanzi alle antiche "Talisie" o feste delle messi, appartenenti ai synkomisteria, a quei processi misteriosi di cui ci si serviva per sopravvivere nell'ostilità ambientale e sociale.
Siamo, insomma, dinanzi alla riproposizione di miti che venuti dall'oriente, hanno garantito all'uomo di creare comunità e garantirsi il cibo con l'uso della natura. La festa di S. Paolo è il rivivere, consapevole fino ad un certo punto, del sacrificio, dell'esorcismo, della danza rituale e della purificazione che hanno permesso all'uomo di identificarsi come comunità e di gestirsi le tecnologie povere ma efficaci, per nutrirsi e riprodursi.
L'arcaicità del rituale è stato reso possibile dal fatto che nel XIV secolo fuggirono in Lucania, in Calabria e in Sicilia i diretti discendenti delle popolazioni proto greche, quali di Illiri, gli abitanti dell'Epiro e dell'Arcadia macedone.
Gli albanesi di allora erano popolazioni profondamente legati alla cultura greca e alle tradizioni pregnate della mitologia, nonché dal punto di vista religioso, erano convinti greco-ortodossi, religione ancora praticata da queste comunità arbereshe.
La festa di S. Rocco e la danza del falcetto, il tronetto e il ratto delle spighe, sono riconducibili alle origini della migrazione di questi "greci" e alle loro radici.
I culti di Cerere che pure sono diffusi nell'area meridionale e insulare, hanno perso lungo la strada molte delle simbologie arcaiche. I carri di spighe hanno perso il rituale legato alla tecnologia della raccolta, come è avvenuto a Mirabella Eclano in provincia di Benevento, o si sono spogliati dei simboli stessi, come ormai avviene con il carro della Madonna della Bruna a Matera, dove le spighe si sono trasformate in un simbolo più colto e religioso raffigurato in cartapesta.

Dal quotidiano "LA CITTA'"
Pubblicazione autorizzata dall'autore

Autore: INTERVENTO di Antonio Tateo

 

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